Il Consolato della R.S. Việt Nam, con profonda tristezza, annuncia la scomparsa del Professor Nguyễn Văn Hoàn, storico della letteratura vietnamita e italiana, insignito del Cavalierato d’Italia, erede di una vasta tradizione familiare umanista e patriottica. E’una perdita immensa per i colleghi vietnamiti e internazionali, per i suoi studenti e per tutti coloro che ne hanno potuto apprezzare l’impegno professionale. Com’è noto, il Professor Nguyễn Văn Hoàn aveva tradotto in lingua vietnamita La Divina Commedia.
Una famiglia di letterati
Il mio primo incontro con il Professor Nguyễn Văn Hoàn avvenne verso la metà degli anni Ottanta, quando, dopo essermi laureata, mi recai in Việt Nam per perfezionare gli studi sulla storia e sulla cultura vietnamita. Ero la prima studentessa italiana che si recava per motivi di studio nel Paese – se si esclude l’esperienza del mio amico, il Prof. Mauro Salizzoni, che, qualche anno prima, si era specializzato sotto la guida dell’eminente epatologo Tôn Thất Tùng.
Al di là del prodigioso impegno professionale che egli profuse nella mia formazione, rimasi particolarmente colpita dall’accoglienza calorosa del Prof. Hoàn e di sua moglie, la signora Đặng Thanh Lê, a sua volta illustre letterata, erede di una vasta tradizione familiare umanista e figlia di uno fra i più amati e rispettati eruditi del Việt Nam, il Prof. Đặng Thai Mai , che fu, fra il resto, mentore del giovane Võ Nguyễn Giàp. Sin dal mio arrivo a Hà Nội, fui accolta come una figlia; gli stranieri allora, non potevano intrattenere relazioni troppo strette con i Vietnamiti, né frequentare le loro abitazioni e il Professore se ne doleva; tuttavia, con la Signora Lê, Hoàn veniva spesso in visita presso il collegio universitario dove ero alloggiata, apportando non solo libri ma “generi di conforto alimentare” e bibite – perfino lattine di Coca Cola, un ‘bene’ allora ritenuto di lusso in Việt Nam. In seguito, col progredire delle politiche del Đổi mới e coll’allentarsi delle restrizioni imposte dalla tutela della sicurezza interna, fui più volte loro ospite e potei gustare la cucina vietnamita tradizionale, attraverso i manicaretti che, con straordinaria perizia, la Prof.ssa Lê preparava nella sua cucina; “per apprendere la cultura vietnamita, bisogna mangiare vietnamita – mi ripeteva -. Il cibo è ‘cultura materiale’, ha impatto storico e sociale e rappresenta molto più che un semplice mezzo di sostentamento”.
Nel corso delle nostre lezioni, con infinita pazienza, in omaggio alle mie origini, Hoàn mi spiegava il curioso caso per cui la Storia volle che il Việt Nam fosse il primo Paese del cosiddetto Estremo Oriente ad adottare la scrittura latina. “Il quốc ngữ – diceva – può essere considerato come un felice risultato, una piccola gemma, frutto della collaborazione tra la cultura latina e quella vietnamita”. E, con somma grazia, descriveva le gesta del primo europeo che poté parlare fluentemente la lingua vietnamita, il religioso portoghese Francisco de Pina (1585-1625). Essendo Hoàn, innanzitutto un italianista, con orgoglio, nelle sue lezioni – che si tenevano all’Università, così come nei templi, nelle pagode o nei Ðình, ribadiva: “Il secondo europeo a parlare il vietnamita fu invece un italiano, il milanese Cristoforo Borri (1583-1632) che ci ha lasciato la Relatione della nuova missione delli P.P.della Compagnia di Gesù al Regno della Cocincina, stampata a Roma nel 1631” – e, aggiungeva – “questo illustre precedente dovrebbe destare la curiosità di quanti si apprestano ad avvicinarsi alla cultura e alla storia del Việt Nam. Qualche nozione di lingua è pur necessaria”. Io studiavo la Storia, la cultura e la letteratura del Việt Nam e non specificamente la linguistica e quello era il suo modo per infondermi coraggio, a fronte della mia ritrosia nei confronti della lingua autoctona.
L’insegnamento del Professor Hoàn, in quel mio primo soggiorno di studio e nei successivi – svolti periodicamente sino al 2005 -, tuttavia, non si limitava alla lingua e alla letteratura. Da lui appresi molte delle cose che ancor oggi, in Università, ripeto agli studenti, come ad esempio il fatto che la persistenza della lingua ha costituito uno dei fattori essenziali della preservazione della specificità culturale vietnamita, perseguita con tenacia e determinazione nel corso del tempo. È vero infatti che, nonostante i dieci secoli di dominazione cinese, la lingua vietnamita non solo conservò struttura grammaticale e vocabolario di base, ma continuò a evolversi: il lessico venne via via ad arricchirsi di nuove parole di origine cinese, in particolar modo nel campo della filosofia, della religione e, naturalmente, nel contesto dell’etica confuciana. Se oggi possiamo affermare che quasi il settanta per cento del lessico vietnamita contemporaneo ha origine cinese, è altresì necessario considerare che, sin dall’inizio della divulgazione linguistica, ai vocaboli di origine cinese veniva attribuita una pronuncia vietnamita; in altri termini, essi venivano “vietnamizzati”, cioè sottoposti a un costante processo di acquisizione, parallelo alla trasformazione e all’adeguamento alle caratteristiche culturali locali. Si tratta di un fenomeno che attraversa tutta la storia e la cultura del Việt Nam, variamente analizzato dai vietnamologi che molto insistono sulle attitudini di apertura di questo Paese nei confronti degli apporti culturali provenienti dall’esterno. Da questi primi rudimenti cominciai ad apprendere non solo le diversità fra la Cina e il Việt Nam; ottenni consapevolezza di come lo studio della storia moderna e contemporanea del Việt Nam fornisca strumenti utili per comprendere non solo la realtà vietnamita, ma anche il nostro presente e la complessità del mondo in cui viviamo. Come Hoàn ripeteva, del resto, “la lotta contro le sequele del pensiero coloniale è ancora troppo accesa per non restare vigili”.
Nguyễn Văn Hoàn e La Divina Commedia. L’avventura di una vita
Nguyễn Văn Hoàn, storico della letteratura italiana, amava ripetere che “la traduzione de La Divina Commedia in lingua vietnamita aveva costituito l’avventura di tutta la sua vita”. Certamente l’avventura più complessa ed entusiasmante. Con il Maestro, tuttavia, ho avuto il privilegio di condividere varie altre avventure, a partire dai primi anni Novanta, con il lancio di una Campagna per la raccolta di Libri in lingua italiana, confluiti dapprima presso l’Istituto di Letteratura e, in seguito, presso la Biblioteca Nazionale di Hà Nội. Tale progetto promosso dal Centro di Studi Vietnamiti e dall’Associazione Nazionale Italia-Viet Nam mirava a costituire, infatti, un primo scaffale di una Biblioteca di italianistica che il che raccolse pieno successo grazie anche alla partecipazione di istituti universitari, biblioteche e case editrici piemontesi e italiane, ma anche di numerosi privati.
Nel 1992, vi fu la partecipazione alla V Edizione del Salone del Libro di Torino, dove Hoàn tenne una conferenza su “La condizione degli Studi Universitari in Việt Nam” e, successivamente, presso l’Istituto Gramsci, alla Sala dell’Antico Macello di Po, illustrò la cultura e la letteratura vietnamita. Con Hoàn ci recammo poi insieme in viaggio a Parigi, per visitare il CID Viet Nam e incontrare gli amici dell’Associazione di Amicizia franco-vietnamita e lo scrittore e traduttore Phan Huy Đường.
Fra i successivi soggiorni del Professor Hoàn e della Signora Đặng Thanh Lê a Torino e nel corso della lunga attività che ho avuto il privilegio di svolgere insieme con loro, ricordo con emozione, nell’aprile 2001, un Convegno che organizzammo nel capoluogo piemontese: “La voce audace delle donne vietnamite. Poemi satirici, Ca Dao e… Hồ Xuân Hương”, in presenza della Signora Lê, prima fra i relatori e con la partecipazione di Nguyễn Văn Hoàn e un altro grande indimenticato amico, Pino Tagliazucchi. Si trattò di un omaggio alla poesia popolare del Việt Nam e alla poetessa Hồ Xuân Hương,” ragazza terribile” delle lettere vietnamite. In quell’occasione presentammo altresì opere sul Việt Nam che erano appena state pubblicate: I Ca dao del Viet Nam (Milano2000, Obarrao), volume curato da Hoàn e Tagliazucchi; Từ cánh đồng nho đến trái tim thế giới – “Dalla vigna al cuore del mondo” -, (Hà Nội 2001, Nhà xuất bản Thanh Niên), saggio storico-sociale di Chiara Sasso, tradotto dal C.S.V. e I saggi sul Viet Nam (Torino 2001, Celid Universitaria), contenente articoli vari fra cui testi di Hoàn e altri autori vietnamiti. Quell’incontro ci fornì nel contempo l’opportunità di presentare alle istituzioni piemontesi e italiane e agli amici del Centro di Studi e dell’Associazione Nazionale Italia-Viet Nam un progetto che allora ci appariva tanto ambizioso quanto importante: la costituzione a Torino di una Biblioteca multimediale sul Viet Nam – patrocinata dall’Ambasciata della R.S del Viet Nam in Italia e dall’Università di Ha Noi – sulla base del materiale bibliografico e documentario già raccolto presso la sede del Centro di studi vietnamiti, nel contesto dell’esistente Centro di Documentazione sul Việt Nam, attivo sin dal 1989.
Nell’ottobre del 2002, accompagnai il Maestro a Ravenna; partecipammo al “Settembre Dantesco” che ospitava, come ogni anno, l’evento La Divina Commedia nel mondo/ Rassegna di letture internazionali; qui presentammo la prima versione vietnamita de ”L’Inferno” di Dante. La traduzione completa dell’opera del nostro poeta, all’epoca, non era ancora stata perfezionata, così, accanto alla nostra conversazione su “Dante in Viet Nam”, Hoàn lesse alcuni brani già tradotti in vietnamita. A lungo, in seguito, ricordammo quell’evento, che si era tenuto – diceva il Professore -, “come in presenza del sommo toscano in persona”, poiché la conferenza si era svolta presso la Basilica di San Francesco, accanto alla tomba dell’Alighieri. Anche in quell’occasione, il Maestro seppe catturare l’attenzione del pubblico, con la sua abituale semplicità e spontaneità. Sui Quaderni Vietnamiti , pubblicazione del C.S.V., è raccolto il testo del suo intervento, dove accanto alla passione per il capolavoro italiano, risuona, come sempre, l’orgoglio vietnamita. Scriveva Hoàn:
“Malgrado la sua vasta e profonda erudizione, Dante non avrebbe mai immaginato che il suo capolavoro, La Divina Commedia, si sarebbe propagato ben al di là del cosiddetto ‘Vicino’ Oriente, giungendo sino a quell’Oriente ‘Estremo’, laddove c’è oggi un piccolo Paese, il cui nome ai tempi del sommo poeta, ancora non esisteva sulla carta del mondo. Sette secoli dopo la sua morte, tuttavia, quel piccolo Paese sarà conosciuto per la sua eroica lotta per l’indipendenza. Per la circostanza storica della propagazione del cattolicesimo, a partire dal XVI e XVII secolo, questo Paese – fatto unico nell’Asia del Sud-est – possedeva una scrittura che utilizzava i caratteri latini per trascrivere la propria lingua e, a causa dell’amministrazione coloniale francese, dalla Prima Guerra mondiale in poi, possedeva una parte di intellettuali che poteva leggevano direttamente Molière e Victor Hugo nel testo originale in francese. Questa parte di intellettuali leggerà la Divina Commedia nella sua traduzione francese. La Biblioteca Nazionale di Hà Nội conserva ancora la traduzione della Divina Commedia di Artaud de Montor, edita dai Garnier Fréres nel 1879. È un volume di seicento pagine, grande formato, bene impresso, che traduce tutte le tre parti della Divina Commedia, con note minuziose. A Hà Nội attualmente si possono trovare facilmente le traduzioni di Henri Longnon, André Pdzard e Jacqueline Risset.”
Un debito di riconoscenza
Grazie al Professor Hoàn, ho avuto l’onore di incontrare grandi intellettuali del Việt Nam, come Nguyễn Khắc Viện e Hữu Ngọc e conoscere studiosi francesi e internazionali con i quali, nel corso del tempo, ho intrattenuto proficui scambi e contatti di studio. Fra questi, il vietnamologo Charles Fourniau, al quale, così come per Hoàn, mi lega, un grande debito di riconoscenza. Diceva Hoàn:
“Pensando al mio caro, vecchio amico Charles Fourniau, mi vengono in mente, ancor prima dei suoi meriti di studio e di ricerca, ricordi di amicizia. È precisamente cooperando nella ricerca storica che si è consolidata la nostra amicizia”.
Si erano incontrati la prima volta nel 1963, a casa di un comune amico, in Via Hồ Xuân Hương al numero 8; concordarono che Hoàn avrebbe aiutato Charles nel reperire documenti vietnamiti relativi alla conquista francese; in cambio, Fourniau lo avrebbe aiutato nella pratica della lingua francese. Ricordava Hoàn:
“Una particolare coincidenza fu molto utile ai lavori di ricerca di Charles: all’inizio del 1965, mentre i bombardamenti americani al Nord si intensificavano e la popolazione di Hà Nội si preparava all’evacuazione, la gente metteva in vendita sui marciapiedi tutti gli oggetti che non poteva portare con sé. Un giorno, tra alcuni vecchi libri, trovai un registro genealogico della famiglia Nguyễn Quang Bích (1832-1890), redatto in caratteri cinesi dal suo figlio maggiore, Nguyễn Quang Đoan. Era un documento inedito e Charles poté utilizzarlo nella sua tesi del dottorato (1984)”. Dall’insegnamento di Nguyễn Văn Hoàn, ho tratto non soltanto i rudimenti della grande civiltà umanista e letteraria del Việt Nam, ma anche la mia educazione politica e morale. Nell’immensa tristezza della perdita, voglio ricordarlo con una massima confuciana, tôn sư trọng đạo”: Rispetta e onora i tuoi Maestri se vuoi onorare la tua professione…
1. Si trattava di un importante documento relativo al Cần Vương, movimento di resistenza dei patrioti vietnamiti in sostegno al re nella lotta contro la conquista coloniale (XIX secolo). Tuttavia, “più che dai documenti e dalle dotte lezioni di insigni docenti – mi diceva Hoàn -, Charles Fourniau, poté comprendere lo spirito che animava il Việt Nam, nella foresta, in un’aula scavata nel sottosuolo e protetta da un solo muro di terra, accanto a studenti che ascoltavano attenti, con il sottofondo degli spari di fucile” . Durante la guerra, in quel rifugio sotterraneo, adibito a improvvisato auditorio, Charles comprese che il quieto popolo vietnamita “lottava fermamente contro le forze d’invasione più terribili del mondo moderno, nella certezza di un futuro vittorioso”.
2. Da Nguyễn Văn Hoàn, Charles Fourniau, Nguyễn Khắc Viện e dalle parole dello stesso Võ Nguyễn Giàp – cui Hoàn era legato da parentela e amicizia -, ho compreso che il popolo vietnamita ha insegnato al mondo non solo come si difende la propria dignità, ma anche come si possa non odiare i propri nemici e, anzi, nella conquistata libertà, assimilarne alcuni tratti di civiltà; da essi ho appreso il carattere, anche positivo, dell’incontro fra tra¬dizioni culturali, dapprima estranee.
3.Sui Quaderni Vietnamiti, – monografici di approccio storico e socio-culturale sul Việt Nam -, così come su Mekong – organo di stampa dell’Associazione Nazionale Italia-Viet Nam che, dal 1994 presenta informazione, contributi e testimonianze sui temi dell’attualità vietnamita – si possono leggere vari interventi del Professor Hoàn.
Cfr. NGUYỄN VĂN HOÀN, “Dante in Viet Nam. Problemi di comunicazione interculturale “, in SCAGLIOTTI SANDRA (a cura di), Mercanti, soldati, genere e città. Frammenti di storia, tradizione e mutamento in Viet Nam/ Quaderni Vietnamiti, Anno II – numero 2, C.S.V.,Torino 2002, pagg.44-48.
4. Cfr. NGUYỄN VĂN HOÀN, “Charles Fourniau. L’itinerario di uno storico francese, fedele amico del popolo vietnamita”, in SCAGLIOTTI SANDRA (A cura di), Percorsi Indocinesi. Uno Sguardo Diacronico fra storia, antropologia e arte. /Quaderni Vietnamiti Anno III – Numero 3, C.S.V.,Torino 2004, pagg.47-50.
5. Ibidem.
Sandra Scagliotti
Medaglia dell’Ordine dell’Amicizia del Việt Nam
Console onorario R.S. Viet Nam
Presidente Centro di Studi Vietnamiti
Membro del Consiglio di Presidenza dell’Associazione Nazionale Italia-Viet Nam
N.B. Tratto dal profilo face book dell’Ass. Nazionale Italia Viet Nam.
Il testo completo sarà disponibile su Mekong, notizie dal Fiume e dintorni N.2/2015 (in uscita a novembre).